Amaro o Zuccherato?

17.10.2015 13:28

                                                 Un anno da Capitale

 

(Foto Matera Inside)

E' passato un anno da quando Matera  è stata proclamata Capitale Europea della Cultura. Un anno fa il ministro Dario Franceschini leggeva il nome di Matera dal tablet di Steve Green. La città dei Sassi alle 17,50 del 17 ottobre 2014 veniva nominata capitale europea della cultura per il 2019.

 

Ai superstiziosi il numero 17 non piace nemmeno singolarmente, figuriamoci quando accanto ad esso compare sul calendario il giorno “venerdì”.

Quel 17 che fin dall'antica Roma è stato fortemente collegato alla sfortuna, oggi ricorda un giorno bellissimo per la storia di Matera e della Basilicata. Ormai tutti, portiamo con noi il boato di Piazza San Giovanni, paragonabile solamente ad un gol di Grosso nel mondiale 2006.  Centinaia di materani e lucani in ansia e in attesa dell’annuncio finale. Matera superava le altre cinque città candidate e  cioè Siena, Ravenna, Lecce, Perugia e Cagliari.

Oggi non parliamo più solo  di Matera 2019 ma di Basilicata 2019 perchè  a crederci nel rilancio di una terra bellissima  è tutta la Regione. Giovani e meno giovani incollati ai propri pc, lontani dalla Basilicata e dall' Italia, sparsi per il mondo e in trepidante attesa, pronti a scrivere su ogni social o mostrare orgogliosi sullo sfondo del proprio pc  la scritta "Orgoglioso di essere lucano".

A far conoscere i Sassi all’Italia del dopoguerra e al mondo intero ci aveva pensato il romanzo Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi, capolavoro uscito nel settembre del 1945 e diventato ben presto una sorta di long seller sul mondo contadino meridionale.

Il Cristo è incentrato sull’esperienza del confino fascista di Levi, spedito prima a Grassano e poi ad Aliano.  Nel mezzo del racconto, si  descrivono i Sassi di Matera. In quella che Levi definisce la capitale della civiltà contadina, la vita si svolge in tuguri dove convivono uomini e animali, in spazi angusti e in condizioni igienico-sanitarie ignominiose. Da vergogna Nazionale a patrimonio Unesco prima e a  Capitale Europea della Cultura ora.

Oggi  beviamoci questo caffè per avere la carica giusta per affrontare questo sabato 17 ottobre, ricordandoci che  c’è Matera, eccezione delle eccezioni. dove tornano giovani andati a studiare al Nord o all’estero. Dove arrivano gli stranieri a fare impresa. E dove a fronte di 60 mila abitanti l’anno scorso, i turisti sono stati 153mila persone per 244mila pernottamenti. Beviamoci questo caffè e ricordiamoci che ognuno di noi deve essere un  "abitante culturale", una persona che non aspetta lo Stato ma si occupa personalmente del patrimonio culturale cittadino sentendosene proprietario e responsabile.

Beviamoci questo caffè anche un pò amaro, pensando che la vita, per alcuni di noi, è stata, è e sarà un pò come questo caffè: amaro, perchè non si può morire a 17 e 19 anni con una  vita piena di sogni e progetti ancora da realizzare.

Iniziamo questa giornata ma zuccheriamo il nostro caffè, come con la  vita, con un qualcosa chiamato ottimismo. Lo slogan scelto per la candidatura di Matera è  stato “Open Future”. Da una parte l’idea di una cultura aperta, senza barriere di accesso e con una forte vocazione alla condivisione. Dall’altra lo sguardo rivolto al futuro, con la determinazione di sfruttare al massimo un’occasione unica per cambiare radicalmente la concezione di vita culturale.

Beviamoci questo caffè con lo zucchero giusto per affrontare la sfida che ci attende.

 

" E' un tratto caratteristico dei lucani, un tratto sfuggito ai viaggiatori, da Norman Douglas a Carlo Levi, sfuggito ai benefattori, e forse agli stessi sociologi.

Il lucano non si consola mai di quello che ha fatto, non gli basta mai quello che fa. Il lucano è perseguitato dal demone della insoddisfazione. Parlate con un contadino, con un pastore, con un vignaiolo, con un artigiano. Parlategli del suo lavoro. Vi risponderà che aveva in mente un’altra cosa, una cosa diversa. La farà un’altra volta". (L. Sinisgalli)

 

                                                                                                                                  Michele Incampo