#Basilicamala -il lato oscuro dell' oro nero

06.05.2014 23:16

           

                               #Basilicamala -il lato oscuro dell' oro nero

             

Con la sentenza 117/2013 la Corte Costituzionale ha bocciato, per illegittimità costituzionale, la legge 16/2012 della Regione Basilicata che  prevedeva lo stop a nuove concessioni petrolifere in un’area già perforata all’inverosimile dalle compagnie petrolifere. Uno scandalo per noi cittadini lucani, un’altra beffa su una questione che va avanti da molto, riguardante un bene di NOSTRA proprietà.
Ma torniamo un po’ indietro. 1947: l’Agip, dopo studi che certificavano l’enorme disponibilità di idrocarburi in Basilicata, ottiene il permesso di perforare 47 pozzi, di cui solo 6 a petrolio. Ma è negli anni 90 che la Basilicata è diventata uno “scolapasta”: infatti in questi anni la Regione firma alcuni protocolli d’intesa con lo Stato e con l’ENI s.p.a. in cui dichiaratamente si dà carta bianca alle compagnie petrolifere per ricercare e soprattutto coltivare gli idrocarburi. I cittadini lucani non sapevano ancora l’enorme disponibilità di petrolio che c’era sotto i loro piedi: il giacimento della Val d’Agri è il più grande dell’Europa continentale, ma meglio non  farlo sapere ai cittadini, perché in tutta questa questione, loro come al solito sono la parte lesa. In cambio di queste concessioni, oltre ai controlli ambientali sulla carta continui ma nella realtà molto sporadici, l’ENI in accordo con lo Stato si impegnava a versare il 30% del guadagno totale per aiutare la Regione a realizzare alcuni interventi infrastrutturali, le cosiddette Royalties. Un buon accordo sembrava, peccato che tutto questo siano state come al solito “chiacchiere da bar”; infatti ad oggi le perforazioni sono aumentate, l’incidenza dei tumori è salita vertiginosamente nelle aree interessate all’estrazione del greggio, gli interventi infrastrutturali non sono mai stati realizzati, o meglio sono stati iniziati ma non sono mai sati ultimati per mancanza di fondi, e soprattutto le Royalties sono scese al 7%; una miseria se si tiene conto che in paesi come il Venezuela o la Libia le Royalties si aggirano intorno al 70-80%. Detto questo si deve comunque considerare il fatto che quel 7% porta nelle casse della Regione annualmente una cifra che si aggira tra i 50 e i 70 milioni di euro; tralasciando questioni sull’utilizzo di questi soldi, visto che la Basilicata è tra le regioni più povere d’Italia, ci sono questioni che ci devono far riflettere. Innanzitutto la questione ambientale: non tutti sanno infatti che la Basilicata è la regione in cui ci sono molti patrimoni UNESCO (lasciati marcire per mancanza di fondi, ma questa è un’altra questione), è la regione con paesaggi ancora incontaminati, unici nel suo genere, ma che ancora trova difficoltà a promuovere un programma serio ed efficace per il turismo; è la regione che però ha svenduto la sua risorsa primaria:il petrolio. Infatti, come molte cose fatte “all’italiana”, che senso ha dare concessioni non brevi (di solito sono trentennali) alle compagnie petrolifere, pronte ad estrarre fino all’ultima goccia di “oro nero”,  per poi legiferare contro le nuove perforazioni? Che senso ha accontentarsi di pochi spiccioli che comunque sono mal spesi e che non faranno mai fare a questa splendida ma martoriata Regione il salto di qualità? Ora questo articolo non vuole essere una critica agli amministratori locali, ma a noi cittadini stessi che sin dall’inizio siamo stati presi in giro: che senso ha accettare l’elemosina dello Stato con la carta carburante (100 euro all’anno), quando potevamo avere molti vantaggi derivanti dal petrolio? Infatti negli anni 90 appunto alla Regione erano state promesse molte cose:infrastrutture, sviluppo, posti di lavoro, e soprattutto un monitoraggio ambientale. Cosa ci troviamo adesso? Le infrastrutture lucane fanno pena, siamo una regione in cui le autostrade ci sfiorano appena, un patrimonio dell’UNESCO come Matera è l’unica provincia italiana senza ferrovia; lo sviluppo industriale non è mai arrivato; i posti di lavoro ci sono, ma non per gli abitanti lucani, visto che ormai i pozzi petroliferi sono comandati dalle multinazionali petrolifere, che se ne fregano di far lavorare i Lucani; infine, non per importanza, non è mai avvenuto un monitoraggio ambientale, sono solo i privati a muovere critiche per una situazione ormai insostenibile.

Questa Regione avrebbe potuto puntare su due cose per essere tra le più ricche d’Italia:il petrolio e l’ambiente; il primo ci è stato derubato, il secondo sta morendo a causa del primo.

Allora che futuro abbiamo se chi di dovere ci prende in giro, ma soprattutto se noi cittadini stessi siamo estranei e lontani ad una questione che è in casa nostra?

                                Non a caso Carlo Levi anni fa diceva che “Cristo si è fermato ad Eboli”!
                                                                                                                                     

 Francesco Pirrone