Io c’ero.. Tu c’eri.. Grassano c’era

09.01.2014 19:02

                   La favola bianco-blu e un sogno non ancora realizzato

     

Era il Primo Maggio del 2011, in una calda domenica primaverile, la prima dopo Pasqua.
Nessuno quel giorno aveva lontanamente sognato di organizzare una gita fuori porta: quel giorno andava in scena uno degli ultimi atti, forse il più avvincente, del campionato regionale di prima categoria nel quale la nostra gloriosa squadra era iscritta quell’anno e il campo comunale di via Tilea già a partire dall’immediato dopo-pranzo iniziava a riempirsi di colori, suoni e tifosi (appassionati o meno) pronti a spingere l’A.S.D. Grassano verso la vittoria che avrebbe consentito alla squadra di avvicinarsi alla vetta della classifica.
Quell’anno lo ricordano tutti: l’appassionante sfida al Latronico dalla prima all’ultima giornata senza mai mollare. Il Latronico quell’anno era, economicamente, sicuramente messo meglio del nostro team: c’erano i soldi a Latronico e un progetto vincente per portare la squadra nel campionato di promozione, al livello superiore di quello che si contendevano quell’anno.
A Grassano, invece, gli obiettivi erano diversi e i motivi erano tanti. Come ogni anno, ad inizio stagione, non si sapevano le reali potenzialità della squadra, perché Grassano (specie negli ultimi anni) è stato un crocevia di calciatori talentuosi o semplicemente capaci, ma ciò che è sempre mancato è stata un’organizzazione societaria stabile, dei ruoli predefiniti e degli incarichi assegnati a persone competenti.
Quell’anno, però, sembrava ci fosse qualcosa di diverso nella squadra, quasi un elisir magico, un’alchimia che consentisse a tutti di dare più di quello che avevano.
E così il campionato inizia e la squadra raccoglie punti su punti, successi su successi e una striscia di vittorie consecutive che fa’ sognare tutti per un girone intero (quello di andata) che sanciva il definitivo salto di qualità della squadra, capace di portare entusiasmo attorno a se e di avvicinare di nuovo la gente al calcio grassanese che negli anni precedenti era stato costretto a ripartire dalla seconda categoria (non succedeva da decenni) per via di una gestione societaria disinteressata e scellerata.
Era stato un ripescaggio a riportarci in “prima” e per via di un cavillo della Figc non era possibile effettuare più di un ripescaggio nell’arco di tre anni.
Ecco perché in quella stagione, dopo una lotta ad armi impari contro il Latronico, il Grassano dovette arrendersi all’evidenza che non sarebbe riuscito a coronare il sogno di calciatori e tifosi che in quella promozione ci credevano veramente.
Il campionato terminò con il secondo posto della squadra: una posizione comunque di un certo rispetto per una squadra che solo pochi mesi prima militava in una categoria inferiore a quella che stava invece dominando.
E a proposito di domino, questo fu l’effetto che quel secondo posto ebbe sulla società: un fuggi fuggi generale di associati, calciatori e tifosi. Sembrava che, risvegliatisi dal sogno che stavano vivendo, fossero tutti tornati a fare quello che facevano mesi prima di quell’impresa sfiorata: disinteressarsi del Grassano calcio.
Eppure io quel Primo Maggio e quel gol verso la fine su punizione di Luigi Bolettieri lo ricordo ancora e ricordo l’euforia, l’entusiasmo e il coinvolgimento di un paese intero che poteva urlare a gran voce “Sì, ce l’abbiamo fatta! Abbiamo dimostrato che il cuore vince sul denaro e sul prestigio di calciatori nettamente superiori di categoria”.   
Ma oggi dov’è finito tutto quell’entusiasmo? Come mai sul carro non ci sono più le centinaia di tifosi a spingere la squadra?
Il Grassano calcio continua ad essere una delle 44 associazioni formalmente attive sul territorio grassanese e continua a militare nel campionato di prima categoria come nel 2011, ma con evidenti differenze da quella stagione.
Alcuni dei campioni più talentuosi hanno abbandonato la squadra per militare in società più ambiziose o hanno addirittura cambiato sport. Questo ha provocato una reazione a catena che ha portato i più e i meno dotati a lasciare e ad abbandonare la squadra senza darne una reale motivazione. Il risultato è che oggi nella rosa del Grassano sono presenti pochi “senatori” esperti ai quali viene chiesto il compito di giocatori-educatori dei più giovani (per lo più ragazzi nati dopo il 1993 e quindi pressappoco vent’enni) che non hanno la dovuta maturità ed esperienza necessarie per affrontare un campionato come quello di prima categoria in cui c’è poco spazio per i colpi alla CR7 e tanto invece viene lasciato alle entrate da falegname alla Moris Carrozzieri. E per i nostri ragazzi che vengono lanciati subito in prima squadra per carenza di alternative è molto difficile capire questa differenza tra l’una e l’altra categoria..
Non sappiamo per quale motivo nel giro di così poche stagioni si sia passato da obiettivi tanto ambiziosi come la promozione ad altri più contenuti come la salvezza della categoria.
Quello che è palese è che il distacco tra la squadra e il tifo si è fatto via via sempre maggiore e oggi siamo costretti a registrare le parole amareggiate dei ragazzi più longevi nella squadra che lamentano uno stadio vuoto e pressoché silenzioso.
In una chiacchiera da bar, durante le vacanze natalizie, con una delle bandiere storiche (Domenico Dininno, difensore classe ’87 che da quando ha imparato a camminare non ha fatto altro che difendere i colori bianco-blu del Grassano calcio) gli chiedevo dove avrebbero giocato la partita successiva. La sua risposta è stata gelida ma mirata “Che importanza ha? Anche a Grassano sembra di giocare in trasferta con quello stadio sempre vuoto”.
Non siamo qui per dare le colpe a nessuno.
Certamente possiamo capire che per quella che è una moda comune nel nostro paese, è molto più comodo salire alla fine sul carro dei vincitori, quando siamo tutti amici e festeggiamo insieme il traguardo raggiunto.
Ma quei ragazzi che settimanalmente vanno ad allenarsi con il freddo, rinunciando anche ai loro piaceri personali meritano rispetto.
Meritano rispetto i dirigenti e gli assessori che per far sì che il Grassano calcio possa continuare a vivere ci rimettono tempo, impegno e (anche) denaro (come ci è stato anche confermato nel secondo incontro con l’amministrazione comunale che ci ha illustrato le difficoltà economiche in cui sta versando la squadra), per far sì che almeno i ragazzi rimasti possano trovare nello sport un momento di evasione e di divertimento dalla quotidianità.
Ma lo fanno anche per te, amico cittadino, perché tu un giorno possa vivere ancora momenti indelebili come quelli del Primo Maggio e che magari con la tua partecipazione assidua e con la tua vicinanza alla squadra possano magari verificarsi più  spesso e non saltuariamente come la favola Chievo del 2002-03.
Non chiederti cosa possa fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per lui.
E quello che puoi fare ora è prendere la sciarpa che hai comprato (sì l’hai comprata) nel 2011 e toglierla dal cofano della tua bella macchina. Toglila e portala di domenica in domenica con te allo stadio, mostra ai ragazzi e ai dirigenti che sono rimasti che quello che fanno per te e per noi della comunità è importante.
Sembra poco, ma non basta l’abilità per raggiungere un traguardo: ci vuole anche tanta motivazione, che i ragazzi potrebbero trarre dal vederti arrivare allo stadio!
Cosa aspetti? Domenica i ragazzi saranno di scena a Nova Siri (e credimi che in quanto a trasferte questa è anche comoda visto che sono costretti a giocare anche nei campi di Castelluccio, Paterno, Roccanova, Francavilla e Corleto Perticara, posti non proprio dietro casa) e capisco la tua difficoltà per poterli seguire fin lì..
Ma il 26 saranno di scena al campo di via Tilea, al NOSTRO campo!
Non so dirti che tempo ci sarà, ma alle 14.30 se sarai lì il sole magari splenderà ancora su Grassano e sul Grassano (calcio) e l’aquila, chissà, magari tornerà a spiccare il volo sulla cima della classifica, quella che tutti auguriamo ai nostri ragazzi per il bene di tutto il paese.  

 

                                                                             Forza aquile!

                                                                                                                                                                                              

                                                                                                                                                                               

                                                                                                                                   Giancarlo Bronzino 

 

(Foto da facebook)