La domenica delle palme
La domenica delle Palme
Per un Grassanese fuori da Grassano, svegliarsi oggi è stato come svegliarsi in una normale domenica primaverile di fine Marzo: sicuramente avrà aperto le finestre per far entrare il bel sole che oggi ha rivestito un po’ tutta Italia e avrà iniziato a preparare il caffè e a progettare la sua giornata. Capita, specie se vivi in una grande città, di dimenticare gesti e tradizioni che fanno di te la persona che sei.
E così, aprendo Facebook, avrà magari intravisto le foto di una piazza festante di persone di tutte le età con un ramoscello d’ulivo stretto forte in mano a dare inizio alla Settimana Santa di questo nuovo anno.
Gesù è entrato a Gerusalemme a bordo di un asino e la gente, non avendo altro, strappava i ramoscelli d’ulivo dalle campagne e li sventolava in aria in segno di benvenuto al Messia. Allo stesso modo oggi a Grassano è stato dato il benvenuto simbolicamente a Gesù che si prepara ad entrare nel cuore di tutti i credenti.
Fino a 15 anni fa ero protagonista anch’io in giornate come queste e ricordo che questa domenica era quasi più importante della Pasqua stessa proprio perché la precedeva e dava così inizio ad una settimana intensa di appuntamenti con la lavanda dei piedi, il digiuno e astinenza e la Pasquetta. Non solo, era anche la grande occasione per riabbracciare i parenti e gli amici lontani che avevano finalmente la possibilità di rientrare a casa.
Iniziava così quel giorno la frenesia della festa, l’attesa per chi stava rientrando, il desiderio di stare uniti.
Giorni di festa che non sono mancati nemmeno oggi e che un centro come Grassano riesce a conservare e tramandare negli anni con il semplice gesto della rievocazione.
Un’altra tradizione che però oggi non è più molto in voga era quella del “gateau”, che anticamente si preparava specialmente in occasione della Pasqua se in casa vi era una ragazza fidanzata. L'usanza imponeva che, la domenica delle palme, il fidanzato portasse in dono un rametto di ulivo alla futura moglie. Quest'ultima allora si affrettava a preparare il pan di Spagna, cotto nel forno a legna, farcito con crema pasticciera e ricoperto di confettini colorati, che veniva mandato a casa dello sposo in segno di gratitudine.
La tradizione voleva che metà del delizioso dolce fosse poi rimandato a casa della ragazza. Sarà per questo che si dice che "a mgghijer ije minz pan”?!
Giancarlo Bronzino & Rosa Stola