La favola
Testi a cura di Ortensio Ruggiero tratti dal volume “Favole grassanesi”, edito nelle collana Quaderni grassanesi, n.1, anno 1995
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Il termine favola deriva, come é noto, dal latino fari = dire, narrare ed è una breve narrazione in forma poetica o prosastica, nella quale parlano ed agiscono animali o cose inanimate, da cui l’autore fa scaturire una verità ed un insegnamento morale. Non si differenziano da questo archetipo, le favole grassanesi, se non per il fatto che l’autore é ignoto, perché sono state tramandate così, di generazione dopo generazione, per via orale e ciò ne conferma l’antichità.
La fiaba come genere letterario, e così pure la favola, infatti, ebbe solo nell’Oriente ario uno sviluppo grandioso, ricordiamo, per tutte, -Le Mille e Una Notte-; non esistette mai in Occidente come genere autonomo, ma continuò a vivere per tradizione popolare in forma esclusivamente orale; fino a quando scrittori di varie epoche, a cominciare da Esopo, Fedro, ad arrivare a Jean De La Fontaine, non utilizzarono questi racconti ad esclusivi loro fini artistici, per opere letterarie che nella loro solo apparente ingenuità, erano raffinate accuse e denunce dei vizi e delle depravazioni dell’epoca in cui vivevano.
Molto importante è notare come interagiscano uomini ed animali, sempre, questi ultimi, tipizzati e stilizzati in rappresentanza o di virtù o di vizi umani. Il confine che divide la favola dalla fiaba è molto incerto e quanto più ci si avvicina ai tempi odierni tanto più è difficile fare dei distinguo: la fiaba è in prosa ed ha come protagonista l’uomo, ha un notevole sviluppo narrativo per l’intervento di spiriti malefici, maghi e streghe; non ha necessariamente un fine educativo o morale ed ha, proprio come per le favole grassanesi, origine popolare.
La favola é una breve narrazione in cui agiscono e parlano animali o esseri inanimati, cui l’autore fa scaturire una verità ed un insegnamento morale. A volte é dichiarata esplicitamente dall’autore. Pertanto é difficile classificare questi racconti della tradizione orale grassanese sotto il nome di favole, perché essi al contempo hanno caratteristiche molto ben marcate sia della favola che dalla fiaba.
Inoltre, loro principale caratteristica é quella di insegnamento ai bambini, attraverso il racconto fantastico, di operazioni pratiche e di comportamenti corretti da tenersi, di cose da saper fare nella quotidianità, che allora era fatta prettamente di lavoro agricolo e pastorale. Così si insegnava ai fanciulli, già dai primi anni di vita, a conoscere ed a fare esperienza pratica della vita dura che li attendeva nei campi, come ad esempio per -La Volpe e la Calandra-.