La moneta alternativa si chiama Scec

30.05.2015 00:32

                              LA NUOVA MONETA SI CHIAMA SCEC 

“La cosa che ci fanno credere che la moneta sia nostra”. Con queste parole ha esordito Marco Turra,  nell’aprire il convegno promosso dall’associazione Syskrack di Grassano, sulla moneta alternativa,  progetto che aveva sostenuto anche  Giuseppe Porsia in Messico alcuni anni fa. Il tema sull’ economia e la moneta,  affrontato  dai relatori,  rivoluzionario rispetto ad un sistema basato sull’introito e il guadagno,  ha lasciato diversi punti interrogativi ai presenti in sala sulla nuova proposta formulata di acquisti di beni e servizi che non sostituisce l’euro ma lo affianca. “ Non siamo contro l’euro, e contro la moneta”, ha spiegato Marco Turi “ crediamo in altri parametri di riferimento come unità di misura e  come mezzo di scambio assimilabili a forme di denaro che non hanno scopo lucrativo. Ci fanno credere che il denaro è Dio perchè negli anni si è perso il valore della parola,  della reciprocità,  del credito ma soprattutto  stiamo  vivendo in regime di monopolio assoluto  della moneta su altre forme di denaro. Lo Scec in Italia, il Turin ad esempio in Messico, non crea debito. L’euro invece viene affittato ad un tasso d’interesse composto e la sua gestione è privata non pubblica arricchisce pochi grandi della finanza e il sistema bancario”.    
“Sono il simbolo concreto di un patto”,  ha sottolineato Saverio Castoro titolare di un’attività di Matera che ha aderito al progetto Arcipelago   “  stretto fra persone comuni, imprese commerciali, artigiane ed agricole, fra professionisti ed Enti Locali,  al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando una riduzione percentuale del prezzo rappresentata dagli ŠCEC. Un mezzo dunque per far sviluppare la fiducia e la coesione sociale. Un patto tra famiglie ed imprese per trattenere e far circolare la ricchezza nel proprio territorio. Attraverso un semplice atto di solidarietà, come riduzione del prezzo, si aiuta la comunità, aiutando se stessi”.  
Gli ŠCEC, hanno spiegati i relatori,  sono la rappresentazione dell’atto di fiducia che gli associati si attribuiscono reciprocamente; ovviamente si usano solo insieme agli Euro; rappresentando una diminuzione della spesa, aumentano  di fatto il potere di acquisto delle famiglie che partecipano al circuito di Arcipelago, ma soprattutto agganciano gli euro al territorio arginando l’emorragia di ricchezza e innescando circuiti economicamente e socialmente virtuosi. Hanno un cambio di 1:1 con l’euro ( quindi uno ŠCEC equivale ad un Euro ) ma, ovviamente, non sono convertibili, possono solo passare di mano in mano, da qui la Solidarietà ChE Cammina. Al momento dell’iscrizione l’accettatore – ovvero il produttore, il commerciante, l’artigiano, il professionista – indica liberamente la percentuale di accettazione dei Buoni Locali, valore che si aggira solitamente tra il 5 e il 30% del prezzo del prodotto o del servizio. Ogni associato, sia esso fruitore che accettatore, riceve, all’atto dell’iscrizione, 100 ŠCEC. L’obiettivo comune è rendere questa distribuzione periodica fino a divenire mensile. Ad oggi in Italia circolano 3milioni di Scec.

                                                                                                                                  Giovanni Spadafino

 
Articolo pubblicato sul Quoditiano del Sud  il 22/05/2015 pag. 31