#SalviamoilDuni

13.05.2015 23:40

 

Molto spesso ci siamo occupati di tematiche che non riguardavano prettamente il nostro comune, ma che in un modo o nell’altro influivano su di esso e sulla nostra popolazione. 

Oggi ci occupiamo di un tema molto delicato, del quale chi scrive in questo momento probabilmente non ne conosce a pieno le sfumature, ma che provoca un senso di tristezza e tanto dispiacere.

                                                   

                                                                        

Sin quando ero bambino ho legato momenti indelebili alla città di Matera e in modo particolare al suo teatro, il Duni: dai primi film visti sul grande schermo in compagnia della mia famiglia nel periodo natalizio, fino ad arrivare ai tempi più recenti in cui il mio istituto superiore organizzava le consuete assemblee d’istituto all’interno di quell’affascinante struttura che provocava in me sempre un senso di stupore e meraviglia per l’importanza che rivestiva nella vita culturale del capoluogo lucano.
Il teatro è stato ufficialmente inaugurato nel 1949: nell’immediato dopoguerra c’era una grande aspirazione della città a modernizzarsi e ad evolvere verso più civili condizioni di vita.

In questo contesto, due privati cittadini, il cav. Carlo Conti e l’avv. Domenico Latronico, interpretando anche un bisogno culturale della città, commissionano, nell’estate del ‘46, ad un giovane architetto materano, Ettore Stella, il progetto di un cinema teatro con annesso un albergo, da ubicarsi in un’area interstiziale e centrale della città, fra via Roma e via Lucana, con l’obiettivo di dotare la città di nuovi servizi al passo con i tempi e strutture moderne e funzionali.
Con la realizzazione del “Duni” si compie, nell’architettura civile della città, una decisa svolta: in essa, investimento economico, scelta del progettista, applicazione di nuove tecniche edilizie, uso di materiali e disponibilità delle maestranze locali si fondono felicemente nell’esprimere “una condizione civica” assolutamente nuova nel dopoguerra.
Non è difficile cogliere, allora, la forte componente civile e simbolica che il “Duni” rappresenta per Matera e per la provincia e nella quale tutta la città si identifica.
Oggi ci troviamo ad affrontare una situazione delicata, in cui il cine-teatro rischia seriamente di chiudere i battenti: la crisi economica, lo sappiamo, ha colpito un po’ tutti i cittadini e in un periodo in cui le uscite sono superiori alle entrate, pare estremamente difficile riuscire a rinvenire quei fondi necessari alla messa a norma e all’adeguamento dell’imponente struttura di via Roma.
Stando al quotidiano La Repubblica (che ieri si è occupata del caso nell’edizione online) “la proprietà del Duni ha incontrato i candidati alla carica di sindaco per chiedere un tavolo tecnico con la prossima amministrazione comunale in modo da arrivare a una soluzione. Le ipotesi sul campo sono diverse: interventi diretti di imprenditori mecenati, l'istituzione di una fondazione pubblico-privata o ancora la ricerca di finanziamenti sfruttando il biglietto da visita del 2019.
Secondo la Confapi, l’associazione delle piccole industrie di Matera, "la possibile soluzione è chiaramente la fondazione: un soggetto terzo che consenta alla proprietà di salvaguardare un patrimonio familiare e alla città di rientrare in possesso di una struttura ristrutturata e riqualificata”. 

Tutti sono comunque d'accordo su un punto: per l'anno della capitale europea della cultura non si può arrivare assolutamente senza un punto di riferimento così importante.  #SalviamoilDuni


                         
                                                                                                                                 Giancarlo Bronzino