Sant'Antonio, tradizione e leggenda

16.01.2016 22:20

                                                                       

                                                                              SANT'ANTONIO - TRADIZIONE E LEGGENDA

                                               

 

A riscaldare l'aria gelida di metà gennaio giunge a proposito la festa di S. Antonio Abate con il falò, la corsa, il Carnevale.

"Nevicò ancor prima di sera - scrive con struggente nostalgia Gerardo Acierno - e prima ancor che cumbà Saverio suonasse le campane per la funzione, la fanoia ardeva incredibilmente alta: la festa di Sant'Antonio era iniziata"

 

Il 17 gennaio, per gli amanti dei costumi e delle tradizioni locali, è il simbolo di un crocevia tra le feste natalizie e il periodo quaresimale: in questa data si celebra, di fatti, Sant’Antonio Abate, il Santo venerato soprattutto come protettore degli animali (motivo per cui ritroviamo la sua immagine, riprodotta sulle stampe popolari, in tutte le stalle). 

Il fulcro della festa in suo onore è costituito dalla benedizione degli animali domestici: questi vengono portati in Chiesa o presso i Santuari in processione e dopo i tre giri della struttura ricevono la benedizione dal sacerdote a cui segue la “galoppata”, una vera e propria cavalcata in cui il sacerdote che presenzia la funzione riceve un’elemosina dai presenti e poi distribuisce i “pani” di Sant’Antonio, ritenuti, popolarmente, miracolosi per la guarigione degli animali. 

Sant’Antonio Abate è diventato molto familiare alle classi più umili, questo indice di popolarità si pensa sia dovuto, in realtà, ad un errore dell’interpretazione iconografica, riconducibile al fatto che la fantasia popolare ha la tendenza a materializzare i simboli: nel primo periodo, infatti, Sant’Antonio veniva rappresentato in lotta con i diavoli, rappresentati in varie forme di bestie, o simboleggiati dal maiale.

Nel medioevo, le comunità allevavano a spese di tutti un porcellino, che poi veniva ucciso l’anno seguente, in occasione della festa del Santo, devolvendo tutto il ricavato ad opere di bene (tradizione tra l’altro ancora viva in alcuni nostri paesi e nei paesi dell’Abruzzo).

Un altro elemento tradizionale connesso a Sant’Antonio Abate, riconosciuto come colui che vinse i diavoli e le fiamme dell’inferno, è quello dei “fuochi di Sant’Antonio”: enormi cataste di legna, dette in Abruzzo “focaracci” e “focaroni”, accese sui piazzali delle Chiese.

Secondo una leggenda lucana, il Santo nacque da una madre sterile, la quale, pur di avere un figlio, strinse un patto con il diavolo. All'età di dodici anni, come convenuto, Antonio, o meglio Anduonë, dovette abbandonare la madre e andare a vivere con i diavoli, che lo nominarono così protettore dell'inferno.

La stessa leggenda, con una variante, ce la trasmette la tradizione abruzzese. Un bel giorno i genitori del santo decisero di recarsi in pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela e, come voleva il costume del tempo, si sarebbero dovuti astenere dai rapporti sessuali per tutta la durata del viaggio; ma il diavolo ci mise la coda e così, senza accorgersene, cedettero ai piaceri della carne. Quando la donna si rese conto di essere incinta, credette bene di punire la sua leggerezza con l'offrire a Satana il nascituro.

Insomma una data ricca di tradizioni e dettagli che non si devono perdere e fare consumare dal tempo.

 

                                                                                                                                                                                   Francesco Linsalata