Zio Innocenzo
03.03.2015 19:58
ZIO INNOCENZO
(Disegno dell'artista F.Artese)
Versione dal vernacolo della poesia "Zio Innocenzo".Giovanni ABBATE, Grassano (MT), 1974
C'è zio Innocenzo che cammina a fatica e gira nel paese con il bastone in mano: da piccolo ha avuto pane e salacche(1) dai padroni e dai foresi di Siggiano! Sulle spalle portava lividure e bolle, una giacca lacera di pelle di pecora e un tascapane pieno di lagrime, di croste di pane secco e di cipolle e non aveva ne' madre e ne' moglie! Tutte le notti piangeva nella lettiera, vicino alle pecore chiuse nello stazzo: ululavano i lupi e la Mano Nera usciva di notte dalla paglia dove si era nascosta' Di giorno non parlava con nessuno; solo al cane diceva qualche parola Chiamava gli agnellini ad uno ad uno, li abbracciava, li stringeva a se e allora il sole luminoso in cielo si faceva e i fiori si dondolavano pieni di allegria e in mezzo a tanta festa di colori anche le spine fiorivano nelle vie. Una gioia di speranza consolava quel pastore, le pecorelle e il cane. In alto un'allodola che cantava: "Per il poverello cresce sempre il grano!...". A tutti noi ora dice zio Innocenzo: "Tristi e oscuri sono stati i tempi miei: mi si "raggrizzano" le carni appena penso ad essi. Questi sono i tempi che volevo io! Oggi avete un tesoro grande, non sciupatelo: sappiatelo usare; godetevelo tutti per mille anni: si chiama - oh, che bellezza libertà" |