Il palazzo Materi

Il Palazzo Materi è situato all’inizio dell’antico Corso Umberto, nel cuore del centro storico di Grassano, in posizione dominante rispettosa dell’agglomerato urbano. Esso ha costituito per quasi due secoli la residenza di una nobile famiglia di imprenditori agricoli e di professionisti, di origine lucana ma con forti radici in Calabria e legami con Napoli, che, grazie ad oculati investimenti, fortemente innovativi per l’epoca, ha lasciato durante il secolo XIX notevoli tracce del suo spirito imprenditoriale a Grassano e nel suo circondario, inviando anche due suoi rappresentanti al Parlamento unitario (gli on. Pasquale e Francesco Paolo Materi), quest’ultimo designato anche come il primo Cavaliere del Lavoro della Basilicata.

Ed è proprio tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 che dobbiamo ascrivere la costruzione del palazzo, che conserva alcune reminiscenze barocche e notevoli caratteristiche stilistiche neoclassiche come le grandi paraste angolari e le cornici degli otto balconi della facciata. L’edificio, che si estende in gran parte su due piani, è caratterizzato da un’ampia facciata asimmetrica che tradisce un più ampio progetto di edificazione su ali laterali, progetto che non fu poi portato a termine.

L’edificio, per le sue eccezionali caratteristiche, è stato riconosciuto fin dal 1979 come “particolarmente importante” dal Ministero dei BB. CC. ai sensi della Legge 1. 6. 1939 n. 1089. Il palazzo fu gravemente colpito dal terremoto del 1980 e fu acquisito successivamente dal Comune di Grassano al fine di realizzarne il restauro e la valorizzazione.

Al primo piano si accede dal cortile per mezzo di una scala aperta in pietra che a metà altezza si dirama in due rampanti. Il piano era interamente adibito ad abitazione dalla famiglia Materi e conserva le rifiniture della fine dell’800 e dei primi del ‘900, epoca in cui l’edificio era abitato con relativa continuità.

La ricostruzione dell’appartamento Materi è stata effettuata grazie alla donazione, effettuata a suo tempo dalla famiglia, degli arredi, delle suppellettili e della biblioteca; nei locali del piano sarà a breve depositato l’archivio Materi, con l’obiettivo della realizzazione di un primo nucleo di un “Museo della borghesia agraria lucana”, con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Matera, che ha svolto un lavoro di grande rilievo sui carteggi della famiglia, già in suo possesso grazie alla stessa donazione, che comprendono anche grafici e preziosi documenti settecenteschi.

Nel salone e nello studioinvece della pavimentazione in cotto, presente nel resto degli ambienti, si trovano piastrelle in maiolica dipinte a mano di fattura napoletana dell’800. Durante i lavori di restauro sono stati scoperti in alcuni ambienti resti di affreschi di grande pregio, risalenti probabilmente all’età di costruzione del palazzo. Nel salone principale invece la volta, ben conservata, è affrescata con motivi classicheggianti e floreali risalenti al primo ‘900.

Gli arredi, le suppellettili e i quadri sono anch’essi ben conservati e sono stati appositamente restaurati unitamente alla grande cucina sul retro, che conserva i rivestimenti maiolicati e gli arredi e gli utensili originari. La biblioteca, formata da volumi datati in un arco di tempo che va dal primo ‘800 ai primi decenni del ‘900, trasportata anch’essa per catalogazione e restauro presso l’Archivio di Stato di Matera, tornerà presto nella sue sede originaria.

Il secondo piano, a cui si accede oltre che dalla scala principale anche da un portone che si affaccia sul retrostante vico Chiesa, ripete l’articolazione del piano sottostante, anche se è privo degli arredi originari per le molteplici trasformazioni a cui è stato sottoposto nel tempo ( tra cui la destinazione, dagli anni ’50 fino al 1980, come sede della sezione distaccata dell’Istituto Professionale femminile di Grassano.

Attualmente è sede della biblioteca comunale e dell’Internet Social Point (I.S.P.). In una sala dell’annesso primo nucleo della pinacoteca è custodito il celebre quadro raffigurante “Grassano come una piccola Gerusalemme” dipinto durante il confino nel 1935 da Carlo Levi, intellettuale e medico torinese di origine ebraica, celebre scrittore, poeta e pittore, autore del famoso Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato dopo la guerra, tradotto in moltissime lingue e riportante le esperienze del lungo confino a cui fu sottoposto per le sue idee politiche. Il quadro custodito a Grassano è di proprietà della Regione Basilicata che lo ha meritoriamente acquistato recentemente, salvandolo dall’oblio.

Al piano terreno è possibile ammirare il presepe monumentale opera dell’artista locale Franco Artese

 

 Fonte: Mediateca Grassano 

(foto: Francesco Albanese)