"LA PACCHIANA"
Ogni piccolo e sperduto centro vantava, nel passato, il suo costume nel quale la comunità si riconosceva ritrovando l'antico spirito delle genti lucane o il gusto raffinato e progredito della civiltà greca.
Le donne del ceto medio, dell'aristocrazia rurale e le mogli degli artigiani, condividevano una foggia del vestire detta da "pacchiana",
mentre l'abito della contadina, era chiamato "bracciala". Anche se tra i contadini era diffusa ovunque l'abitudine di arricchire il semplice abito quotidiano con capi o accessori più raffinati, ma poiché essi vivevano in condizioni di grave miseria gli abiti venivano indossati fino a quando non cadevano a brandelli.
L'abbigliamento rimase per lungo tempo quello tradizionale, senza subire la minima influenza della moda. Ma all'inizio del '900 il progresso e i vari cambiamenti che attraversarono la comunità grassanese portarono all'abbandono dell'abito tradizionale che oggi non viene più indossato, se non a carnevale.
La caratteristica più notevole dell'abbigliamento grassanese era la cura prestata nella lavorazione e nella decorazione dell'abito femminile caratterizzato da grandi gonne che, durante il lavoro nei campi o i lavori domestici, venivano rialzate mediante una cintura. La stessa gonna quando si usciva di casa, opportunamente veniva rialzata dalla parte di dietro, serviva per coprirsi il capo per ripararlo dal sole. Un particolare curioso è che, fino al Settecento, non venivano indossati indumenti intimi, che erano accessori usati solo da donne ed uomini di alto bordo. In compenso le gonne e le sottane erano assai numerose al fine di ricoprire le zone intime. Invece il seno veniva generosamente mostrato dalla scollatura ed era sostenuto da un cartone triangolare leggermente incurvato e con lacci incrociati nella parte anteriore, che lo sorreggevano (la cosiddetta "bittigghi"). Le donne del ceto basso, anche nel giorno del loro matrimonio indossavano o il costume da pacchiana, oppure prendevano l'abito da sposa in prestito da parenti o amici benestanti.
Un particolare curioso è che fino agli anni '40 era usanza sposarsi di domenica e gli sposi, dopo essere stati uniti in matrimonio, passavano sotto un arco di canne ricoperto di fazzoletti di seta bianchi o colorati, di fiori freschi o di carta. Invece in caso di lutto gli abiti di ogni giorno venivano tinti di nero in casa.
Per quanto riguarda il costume grassanese, abbiamo una buona descrizione risalente al 1884 tratta da "Descrizione delle vedute e degli stemmi con cenni storici delle città e paesi della Basilicata" di Michele Lacava dove leggiamo che a Grassano l'uomo vestiva "con giacca, camiciuola e ghette di pannolana turchino scuro, calzoni corti di felpa nera" mentre la donna indossava "orecchini e collana, fazzoletto celeste al collo ed alle spalle, pettiera bleu, maniche verdastre, grembiale di seta nera, gonna bleu scura"
(A cura di Lina Elettrico; fonte Web)