Grassano e i cavalieri di malta

                                    GRASSANO E I CAVALIERI DI MALTA

(Prima Puntata)

                                        

Grassano  è il più importante insediamento urbano ad opera dei Cavalieri di Malta presente in Basilicata, edificato su un basso colle posto tra le valli del fiume Basento e del torrente Bilioso. La fondazione da parte dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme della Commenda di Grassano mutò radicalmente la storia di questo luogo, salvandolo dallo spopolamento e dal declino.

Dalla metà del Settecento la grave crisi organizzativa e finanziaria dell’Ordine di Malta portò alla vendita di diverse grancie e più tardi alla cessione in affitto di tutta la Commenda, che così fu gestita fino alla sua soppressione, che avvenne a seguito del decreto del 18 giugno 1807, con cui le Prelature, le Commende, i Legati, le Cappellanie e i Benefici ecclesiastici esistenti nel Regno delle due Sicilie furono aboliti e incamerati dal Pubblico Demanio.

Della presenza melitense a Grassano oggi rimangono alcuni resti del castello, con la sua torre d’angolo (purtroppo mozzata), parte del piano terra e le imponenti stalle e prigioni. Già nel 1825 si riferiva all’Ispettore del Pubblico Demanio di numerosi crolli avvenuti all’interno del castello, che nel 1832 fu venduto al clero di Grassano. Questo segnò la fine di quanto restava del maniero, che fu in parte abbattuto per edificare il campanile e la navata di sinistra dell’attuale chiesa madre.

                       

Alle spalle dei ruderi dell’antico castello dei Cavalieri di Malta, lungo un sentiero sterrato e scosceso, si trovano i “cinti”, una serie di cantine scavate nella collina, un tempo al servizio del palazzo commendale, formate da una navata con volte a botte terminante in una sorta di abside chiamata “sacrestia”, dove veniva conservato il vino migliore. Molte di queste cantine sono dotate di profonde “neviere”, dove veniva raccolta e conservata la neve, e di ampi “palmenti” (vasche per la pigiatura e la fermentazione dell’uva), alcuni dei quali decorati con immagini allegoriche o con simboli dei Gerosolimitani.